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Halloween nasce in Puglia, e finisce in America

Halloween nasce in Puglia, e finisce in America

Siamo tutti convinti che Halloween sia una festa americana. Eppure, scavando e cercando, indagando, si scopre che tutto nasce altrove. Dove? Molti sostengono in Irlanda.

In effetti, la storia sembra abbia avuto inizio nella Contea di Meath, un avamposto storico del potere spirituale e politico dell’Irlanda a meno di 50 chilometri da Dublino. Ad Hill of Ward, un luogo nei pressi di Athboy, sono stati infatti ritrovati i resti di fuochi risalenti all’era pre-cristiana che venivano accesi per la festa di Samhain. Per i Celti questa festa, che iniziava all’ora del tramonto del 31 ottobre e durava fino al calar del sole del 1° novembre, rappresentava un rito importante che segnava il passaggio dalla luce all’oscurità, coincidendo con la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno.

Incredibile ma vero, ad Orsara di Puglia, cittadina vicino Troia, ogni anno, tra il 1° e il 2 di novembre, si svolge una festa la cui principale caratteristica è l’accensione di fuochi per tutte le strade del paese.

Si tratta di decine e decine di fuochi più o meno grandi, accesi a ridosso delle case, e custoditi dalla famiglia che provvede a raccogliere la legna (prevalentemente da alberi di ginestra) e a gestire il fuoco per tutta la notte.

In dialetto locale si chiama Fucacoste e Cocce Priatorje. Si tratta di una vera e propria rievocazione dei morti, con falò per il paese e zucche che evocano tradizioni celtiche riapparse misteriosamente in questa località mentre altrove andavano scomparendo.

In molti si chiedono come sia sopravvissuta questa festa celtica in un paese nel nord della Puglia. Le teorie sono diverse ma su tutte campeggia la tesi del prof. Mario Cocca, il quale individua nelle celebrazioni della Fucacoste il retaggio di antiche celebrazioni celtiche.

In effetti, secondo la tesi del professore, i celti accendevano dei fuochi in concomitanza degli equinozi e dei solstizi, e secondo il principio della magia imitativa, i fuochi riproducevano in terra la luce ed il calore del sole ed i suoi effetti benefici.

Secondo la teoria della purificazione, invece, i fuochi avevano un intento purificatore, bruciando e disperdendo tutte le influenze negative per l’uomo.

Secondo lo studioso questi aspetti corrispondono al tessuto agro-pastorale di Orsara e si rintracciano nelle modalità di svolgimento della stessa festa.

Altri elementi che suffragano questa tesi, sono le diverse usanze orsaresi che rimanderebbero tutte ad un’origine celtica. Per esempio, la bacinella che si usa affiancare all’ingresso della propria abitazione. Secondo i celti l’acqua è un elemento di comunicazione con le altre dimensioni. E la bacinella serviva per specchiare la presenza di spiriti e comunicarne l’eventuale presenza in casa.

Inoltre, la presenza di cognomi di origine celtica, quali Loffredo o Martino. Anche questo elemento andrebbe a corroborare la tesi del professore.

Un’altra particolarità della festa è la presenza di zucche illuminate da candele, che simboleggiano le anime stesse (cocce priatorjie) alle quali si consente in tal modo di rivisitare i luoghi della loro esistenza terrena, mentre i falò (fucacoste) segnalano  la strada verso il cielo.

La pubblica illuminazione viene spenta intorno alle 7 di sera, ed il segnale è dato dallo scampanio di tutti i campanili. Ogni famiglia accende quindi il proprio falò. Poche ore prima erano stati coinvolti i più giovani per tagliare la legna da ardere andando alla ricerca dei rami più verdi di ginestra che, posizionati sulla cima, scoppiettano creando le cosiddette scattelle (scintille rumorose che mettono in fuga le anime dei peccatori) e quindi i munacielli (la cenere in caduta).

Intorno alle pire ci si intrattiene per consumare pasti un tempo a base di patate, cipolle, uova, grano bollito condito con mosto cotto, ed oggi sostituite da salsicce, bistecche e castagne. Agli angoli delle vie vengono lasciati vassoi ricolmi di dolci e vino affinchè anche i defunti possano rifocillarsi.

In ogni caso, quando il cibo è cotto, tutti sono invitati a banchettare. I turisti presenti la notte dei Fucacoste si ritrovano a conoscere le migliori usanze gastronomiche orsaresi in condivisione con gli autoctoni.

Qual è la possibile origine di questa stravagante festa pugliese. Tornando al prof Mario Cocca, lo studioso sostiene che i riti celtici, scomparsi con la conquista romana dell’Italia meridionale, siano riaffiorati in modo irregolare e clandestino attraverso delle guarnigioni romane presenti soprattutto nel territori della Daunia.

Pare che il premio per i soldati più valorosi fosse un appezzamento nel territorio fertile e pianeggiante del tavoliere delle Puglie. Molti di questi soldati provenivano da ex territori celtici e combattendo lealmente per i romani si ritrovano a spendere gli anni maturi della loro vita soprattutto nei territori della Puglia settentrionale. Questo avrebbe permesso un ritorno inaspettato di riti che si credevano estinti.

La ritualità dei falò e delle zucche si ritira nel silenzio della mezzanotte in una processione di uomini incappucciati. L’impatto visivo è fortissimo, bello e inquietante nello stesso tempo. La confraternita si prepara ad attraversare le vie del paese in un lento cammino di preghiera, sorretta dalla penombra delle candele, dall’odore delle braci e dalle ombre che si stagliano lungo l’intero cammino.

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