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Il Carnevale di Putignano e la Sfilata dei Cornuti

Il Carnevale di Putignano e la Sfilata dei Cornuti

Si narra che il solenne corteo attirò l’attenzione dei contadini, impegnati nell’innesto delle viti con la tecnica della propaggine, e che questi vi si accodarono danzando e improvvisando versi in dialetto, con i volti imbrattati di farina.  Nascono così “Le Propaggini”, una sorta di tradizionale mascherata contadina divenuta poi occasione di accesa satira verso i personaggi della vita amministrativa locale.

La sera del 26 dicembre parte la lunga serie delle manifestazioni carnevalesche, con gruppi di “propagginanti” che da un palco improvvisano versi polemici in vernacolo.

Il giorno di Santo Stefano, quindi, parte una processione che si conclude con il  presidente della Fondazione Carnevale, il quale consegna un cero al presidente del comitato Feste patronali.

La cerimonia ha lo scopo di chiedere perdono per i peccati che porterà il Carnevale (insomma un perdono preventivo, dopo il natale, Santo Stefano e l’avvio di festività meno rigorose, come il capodanno e quindi il Carnevale)

Il periodo termina con le sfilate dei sette carri allegorici, diventando il carnevale più lungo del mondo.

Nel 1953 il carnevale di Putignano viene riconosciuto come “evento turistico e culturale di grande importanza”. Con l’occasione il Carnevale presenta la propria maschera e nasce dunque “Farinella“.

Si ispira ad un personaggio del popolo, un burlone avvinazzato che veste da giullare-arlecchino, con guance rosse e lineamenti grossolani.

Farinella ha tre sonagli al collo e un cappello a tre punte, ad indicare i tre colli di Putignano, e una sacchetta attaccata alla cintura, per contenere uno sfarinato di orzo e ceci tostati, da cui la maschera prende il nome.

Una tradizione tipica del Carnevale di Putignano  sono i Giovedì precedenti al Giovedì Grasso.

A partire dal primo giovedì dopo il 17 gennaio, giorno di S.Antonio Abate, ogni giovedì è dedicato ad una categoria sociale. Non si risparmia nessuno: i monsignori, i preti, le monache, i pazzi, cioè i giovani scapoli, le donne sposate e, per finire in gloria, il giovedì grasso si celebrano i cornuti!

La recente istituzione dell’Accademia delle Corna (con tanto di sede e stemma araldico) ha nobilitato la categoria dei cornuti, in quanto in Valle d’Itria e nel barese, “sei un gran cornuto” vuol dire “sei uno in gamba!”. Se non siete di quelle parti quindi considerate tale epiteto un delizioso complimento.

Il Cornèo, corteo degli accademici con mantelli e cilindri biforcuti neri (veri e propri cilindri con tanto di corna) premia di buon mattino il “Gran cornuto dell’anno” – il cui nome è tenuto in gran segreto fino alla consegna.

Una volta giunti a casa del prescelto, di buon mattino per assicurarsi che lo si trovi in casa, gli si consegna una pergamena e l’imposizione sul capo del “Superbo Palco Cornèo”.

Nel pomeriggio, il Cornèo invita tutti i “cornuti” al “pubblico ammasso” – luogo metaforico di purificazione – per il taglio delle corna, con successiva consegna di una “tessera sanitaria” che ne certifica le dimensioni e lo stato di salute.

Il seguente reportage fotografico racconta l’evento dalle prime luci dell’alba fino alla proclamazione ufficiale.

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