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Le scrace (i rovi di Puglia)

Le scrace (i rovi di Puglia)

In Puglia non c’è trullo, pajara, o muretto a secco (definito addirittura scrasciàle) che non sia occupato dalla bellissima e spinosissima pianta del rovo selvatico, scracia in dialetto salentino.

Si tratta di una pianta spinosa molto utile per la rigenerazione dei terreni,

per le proprietà usate nei rimedi naturali, e per la felicità dei bambini quando raccolgono i suoi frutti (le more) nelle loro incursioni piratesche nelle campagne.

Appartiene al tipo di piante infestanti.

La tradizione popolare annovera diversi aneddoti e leggende intorno a questo arbusto spinoso,

a riprova di quanto importante e conosciuto fosse già nell’antichità.

Virgilio ne parla così: “È tempo di intessere canestri leggeri con virgulti di rovo”. Esopo la inserisce in una favola, La volpe e il rovo, dove celebra questa pianta e racconta di una volpe che, nel saltare una siepe, si aggrappa, suo malgrado, ai rami di un rovo, peggiorando la sua situazione.

Nell’antica medicina popolare, il decotto di foglie di rovo era molto utilizzato a livello intestinale per le proprietà astringenti, antinfiammatorie e normalizzanti.

I germogli della pianta raccolti in primavera, invece, erano apprezzati in insalata come alimento lassativo e depurativo.

La pianta produce fiori semplici a cinque petali generalmente bianchi e rosa, raggruppati in infiorescenze di forma piramidale.

La fioritura avviene all’inizio dell’estate quando le api, attirate dall’intenso profumo del nettare dolciastro, affollano i rami per prepararsi alla produzione di un prelibato miele.

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