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Le origini del paese e del suo nome si perdono nella notte dei tempi. Diverse leggende fanno risalire la fondazione di Orsara ad eroi mitologici greci, sebbene alcuni ritrovamenti attestino che già nell’XI° secolo a.C. la zona di Orsara fosse abitata da popolazioni vicine agli Osci e agli Irpini. Quanto al nome del paese, lo si fa risalire ad una tana con un’orsa e i suoi cuccioli, Infatti, lo stemma araldico del Comune è un’orsa rampante con un orsacchiotto vicino a una quercia.
Orsara entra nella grande storia con la Seconda guerra punica, pare infatti che siano passati sia i cartaginesi di Annibale, sia i soldati romani di Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore.
Nel medioevo la storia sfiora Orsara nel 546 d.C., durante la guerra gotico-bizantina (535-553), quando nella valle del Cervaro si scontrano i Goti di Totila e i Bizantini.
Anche ad Orsara, come in molte altre città pugliesi, si può ammirare la devozione ctonia per San Michele.
Alla grotta di Orsara, che è in parte naturale in parte scavata nella roccia, si accede da una tortuosa scala, anch’essa scavata nella roccia, denominata Scala Santa, con due aperture con arco ogivale sull’entrata esterna.
L’interno, a navata unica e irregolare, con volta a botte in roccia naturale e, ai lati dell’altare, una nicchia che per la Festa di San Michele accoglie la bella statua dell’Arcangelo, con la spada sguainata. La grotta fu inglobata nel 1643 nella chiesa vestibolo di San Pellegrino, santo che secondo la leggenda soggiornò ad Orsara e di cui si custodiva un tempo la reliquia del pollice destro del santo: distrutta da un terremoto, la chiesa di San Pellegrino è stata ricostruita in stile neogotico nel 1935.
Ciò che rende Orsara di Puglia una città unica al mondo, è la manifestazione che si svolge ogni anno la notte del 1° novembre. Un giorno dopo rispetto ad Halloween e in concomitanza con la vera notte dei morti, cioè alla mezzanotte tra il 1° e il 2 di novembre, si svolge una festa che mette i brividi. Chiamata in dialetto locale Fucacoste e Cocce Priatorje, è una vera e propria rievocazione dei morti, con falò e zucche che evocano tradizioni celtiche riapparse misteriosamente in questa località mentre altrove andavano scomparendo.
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