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Corsano, borgo fantastico adorno di maschere e colori

Corsano, borgo fantastico adorno di maschere e colori

Situato sul versante orientale del Capo di Leuca, Corsano, inserito tra i Borghi Autentici d’Italia, include un breve tratto di costa del basso Salento. Fa parte dell’unione dei comuni di Terra di Leuca e del Consorzio Intercomunale Capo Santa Maria di Leuca.  Dal 2006 parte del suo territorio rientra nel Parco Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, istituito dalla Regione Puglia allo scopo di salvaguardare la costa orientale del Salento.

Il toponimo deriverebbe, secondo la tradizione orale, dall’unione delle parole Cor e Sano. Secondo studi recenti, invece, l’etimologia è da ricercare nel nome latino del centurione romano Cortius, al quale fu affidato il territorio intorno al V secolo a.C, in seguito alla conquista romana della penisola salentina.
Il primo vero nucleo abitativo risale molto probabilmente al X secolo e alla dominazione bizantina. I monaci basiliani, provenienti dal vicino oriente, per sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore iconoclasta Leone III l’Isaurico, iniziarono a popolare il casale e diffusero il culto dei due Santi Protettori corsanesi, Santa Sofia e San Biagio. Con la distruzione, da parte dei Saraceni, tra il IX e il X secolo, di alcuni casali vicini, il territorio si sviluppò inglobando il circondario.

Corsano fece parte della Contea di Alessano e del Principato di Taranto, tra l’XI e il XV secolo. Nel 1190 il re normanno Tancredi d’Altavilla lo diede in dono a Fabiano Securo, primo feudatario che munì il paese di mura. Nel XIII secolo passò al cavaliere Guglielmo da Corsano e alla sua famiglia, che lo resse, almeno in parte, fino al termine del XIV secolo. Dal XVI appartenne per buona parte ai Securo. Ultima rappresentante di questa famiglia fu Giovanna, figlia del barone di Corsano. Il nipote fu l’ultimo barone di Corsano poiché nel 1636 vendette il Casale alla famiglia Capece, che conservò il titolo fino all’abolizione della feudalità, nel 1806.

Il Castello Baronale Capece, eretto nel XVII secolo sui resti di un’antica fortezza costruita da Fabiano Securo agli inizi del XIII secolo, conserva degli affreschi e alcuni interessanti bassorilievi. Ad esso era annessa la cappella dedicata a san Vito.
Al castello è legata una vecchia leggenda: si racconta che i feudatari Capece vi fecero costruire un passaggio segreto sotterraneo della cui esistenza doveva essere a conoscenza solo il barone che, in caso di pericolo, avrebbe raggiunto rapidamente l’aperta campagna. Per garantire il segreto di questo passaggio il barone fece uccidere il progettista e costruttore dell’opera. Pare sia legata a questo assassinio la presenza, anch’essa leggendaria, nei sotterranei del castello, di una sakàra, una biscia di grandi dimensioni, della quale in certe notti si avvertirebbe il sinistro strisciare.

Nella Chiesa Parrocchiale, dedicata al protettore San Biagio, notevole il Cappellone del Crocifisso, che accoglie il sepolcro della famiglia baronale Capece. La Chiesa dell’Immacolata, che fu chiesa madre dal 1932 al 1939, risale alla seconda metà del XVIII secolo e custodisce una pregevole statua dell’Immacolata del 1871. La chiesa di Santa Sofia fu ricostruita nel 1939, in stile romanico, sulle rovine dell’omonima chiesa risalente al XVI secolo. Dell’antica struttura rimangono un battistero in marmo di Carrara dei primi anni del XIX secolo, alcuni dipinti, un pulpito ligneo del 1777 e una statua lignea seicentesca di san Biagio, traslata dalla chiesa dell’Immacolata nel 2009. Infine, la cripta basiliana testimonia la traccia della presenza dei Monaci basiliani in Terra d’Otranto. È costituita da due ambienti comunicanti, ricavati nel banco calcarenitico.

Tra gli eventi più rappresentativi il Carnevale di Corsano e del Capo di Leuca che dal 1982 attira migliaia di persone da tutta la Puglia e da molte parti d’Italia. Qui ogni anno si possono ammirare sontuosi carri carnevaleschi di cartapesta, vere e proprie opere d’arte affidate all’estro e all’ironia dei maestri cartapestai locali.

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