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Museo dell’accoglienza di Santa Maria al Bagno

Museo dell’accoglienza di Santa Maria al Bagno

Il Museo della Memoria e dell’Accoglienza raccoglie le testimonianze della permanenza a Santa Maria al Bagno di ebrei sopravvissuti all’orrore dei campi di sterminio della seconda guerra mondiale.

In una Puglia appena liberata dagli alleati, a partire dal settembre del 1943, un flusso di profughi di provenienza soprattutto balcanica interessò la Regione. Oltre ad una selezione di foto e di documenti di quel periodo, nel Museo della Memoria e dell’Accoglienza sono presenti i Murales di Zvi Miller recuperati dopo un complesso lavoro diretto dalla restauratrice Nori Meo-Evoli. Ha una sezione dedicata alle mostre temporanee e un bookshop in cui particolare attenzione è data all’illustrazione.

Tra i rifugiati ebrei a Santa Maria al Bagno vi era un pittore, Zivi Miller, sopravvissuto all’Olocausto, dove aveva perso tutta la sua famiglia. Miller scoprì una casupola abbandonata nei campi incolti che costeggiavano la cittadina e la trasformò nel proprio laboratorio di pittura, realizzandovi al suo interno anche tre grandi murales.

I murales ricordano la tragica esperienza dell’Olocausto ma, ispirati agli ideali del sionismo, sono tutti proiettati alla speranza di un futuro di rinascita per il popolo ebraico in Palestina.

Nel primo murales una freccia collega i campi di concentramento del centro Europa (rappresentati col filo spinato) alla Puglia, da cui un lungo corteo di ebrei festanti parte per la Palestina (raffigurata con le palme del deserto e la stella di David, inscritta nel simbolo socialista del sole nascente).

Nel secondo murales due soldati ebrei sono schierati a picchetto d’onore a fianco di un tavolo dove è poggiata una menorah, anch’essa inscritta nella stella di David e nel sole nascente, accesa in memoria dell’eroe sionista Joseph Trumpeldor.

Nel terzo murales, una madre ebrea con due bambini, di fronte ad un posto di blocco con la sbarra abbassata e un soldato inglese di guardia, reclama di poter entrare in Palestina.

Al campo Miller gestiva una lavanderia con l’aiuto di una ragazza del luogo, Giulia My. Giulia e Zivi si innamorarono, si sposarono nel comune di Nardò e quindi partirono insieme per la Palestina.

Progettato dall’architetto Luca Zevi, il museo conserva i murales realizzati da Zivi Miller e con foto e documenti dell’epoca ricorda l’esperienza dei profughi ebrei transitati dal Salento e il loro rapporto con la popolazione salentina.

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