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Sant’Ippazio a Tiggiano, la sagra della virilità maschile

Sant’Ippazio a Tiggiano, la sagra della virilità maschile

Ogni anno a Tiggiano, il 19 gennaio, si celebra Sant’Ippazio. Una festa che mescola in modo vorticoso il sacro e il profano.

Sant’Ippazio è un santo del IV secolo, il cui culto si è diffuso all’interno della Chiesa bizantina, giungendo nell’Italia meridionale al seguito dei monaci che praticavano la Regola di San Basilio.

Tiggiano, nel tacco d’Italia, è l’unico paese italiano ad averlo eletto come santo patrono della città.

Simpatico inoltre constatare che Sant’Ippazio è l’unico santo deputato a proteggere le parti intime maschili.

Non ci sono soltanto Santa Lucia a proteggere gli occhi, San Biagio la gola, San Bartolomeo la pelle o San Genesio l’orecchio. A Tiggiano, in provincia di Lecce, abbiamo Sant’Ippazio che protegge i maschietti contro le malattie o le infezioni alle parti intime, ed aiuta e migliora la virilità maschile.

Poco noto in Italia, sant’Ippazio è invece venerato con grande devozione nei paesi orientali di religione ortodossa.

Il santo aveva preso parte al primo Concilio di Nicea, durante il quale, in palese disaccordo con un gruppo di eretici ariani, venne colpito da uno di essi con un calcio ben assestato nella zona inguinale. Un colpo basso in tutto e per tutto insomma che, oltre a provocare a Sant’Ippazio un dolore lancinante, gli avrebbe regalato una bella ernia inguinale.

Ecco spiegato perché Sant’Ippazio diventa il protettore della virilità e dei malati di ernia inguinale.

In realtà, Sant’Ippazio è patrono di Tiggiano solamente a partire dal XVII secolo, quando la piccola cittadina del basso Salento passò in mano alla famiglia dei Serafini-Sauli.

In occasione della celebrazione del vescovo greco, il 19 gennaio, dalle prime luci del mattino fino alle 13.00, si svolge la tradizionale Fiera di Sant’Ippazio, un’occasione speciale anche per degustare e conoscere il sapore unico della pestanaca, la carota dal caratteristico colore giallo e viola che solo qui viene coltivata.

L’ortaggio racchiude tutta la simbologia connessa alla virilità maschile. Infatti, le donne del paese, nel periodo della raccolta delle pestanache, strofinavano un fazzoletto immacolato sulla statua del Santo Patrono, per poi applicarlo sulla parte interessata del marito (o di qualcun altro di cui si prendevano cura intimamente), il tutto sotto lo sguardo indulgente del clero.

Dopo la tradizionale fiera, intorno alle 16, si svolge la pittoresca processione accompagnata dalle note del classico concerto bandistico. Prima dell’uscita del santo si tiene una vera e propria asta per aggiudicarsi il cosiddetto “stannardhu”, un palo di 7 metri sulla cui sommità è posizionata una palla di ghisa. Sarà compito di un gruppo di forzuti volontari tentare di sollevarlo e dall’esito dell’impresa dipenderanno fertilità e buoni auspici per l’anno nuovo.

La serata si conclude puntualmente con il lancio dei palloni aerostatici e i colori degli spettacoli pirotecnici uniti a quelli delle luminarie che decorano la notte di Tiggiano.

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