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Perchè San Nicola diventa Santa Claus ?

Perchè San Nicola diventa Santa Claus ?

Come è risaputo, le spoglie di san Nicola riposano nella Cattedrale di Bari, ed è altrettanto risaputo che il mito di Babbo Natale nasce da alcuni elementi agiografici del Santo turco, stratificatisi durante tutta la storia della cristianità.

San Nicola è un santo vissuto nel IV° secolo. Secondo i racconti agiografici, san Nicola regalò una dote a tre fanciulle povere perché potessero trovare un marito anziché essere costrette a prostituirsi, mentre in un’altra occasione salvò dalla morte tre fanciulli.

Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno di San Nicola, ovvero il 6 dicembre. Tale usanza è ancora rispettata nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (solo a Trieste e nell’Alto Adige).

I bambini di queste località aspettano, la notte del 5 dicembre, il Santo in groppa al suo cavallino. I bambini cattivi se la devono vedere con Zwarte Piet (Pietro il nero) il servitore moresco di san Nicola, cattivo e peloso dissemina qui e là carboni ardenti, mentre il santo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli.

Nei Paesi protestanti san Nicola perse gradualmente l’aspetto del vescovo cattolico e mantenne il ruolo benefico e protettivo col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus.

Essendo a ridosso del Natale, i festeggiamenti si spostarono verso la festa più vicina temporalmente. L’iconografia dell’uomo con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva con le caratteristiche con le quali ormai tutti lo conosciamo. Il nuovo Santa Claus ebbe un successo clamoroso, e dagli anni Cinquanta, grazie a delle mirate campagne pubblicitarie, conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

Ma chi era davvero san Nicola. La sua figura è misteriosa a ammantata da un perenne velo di mistero. Pare nacque a Patara nel 270 e fu vescovo di Myra, in Licia (odierna Turchia).

Compare in alcune delle antiche liste dei partecipanti al primo Concilio di Nicea (325). I biografi hanno ricostruito la vita di Nicola farcendola spesso con dettagli ritagliati da altre vite di santi. Ne viene fuori la figura di un figlio unico che fin da piccolo manifesta i segni di un’importante santità. Il mercoledì e il venerdì, giorni consacrati dalla cristianità al digiuno e all’astinenza, pare poppasse una sola volta al giorno.

Muore di vecchia tra il 345 e il 352. Un olio profumato dai poteri miracolosi inizia subito a sgorgare dalle sue reliquie, conservate nella cattedrale di Myra fino all’XI secolo (e portate via dai baresi nel 1087).

La figura del santo rimane legata alla Licia e ad alcune zone limitrofe per molti secoli. Tra il VII e l’VIII secolo, di fronte alle coste dove sorgeva il santuario, Bizantini e Arabi iniziano a sfidarsi per la supremazia sul mare. San Nicola diventa il punto di riferimento dei marinai bizantini. Il suo culto si espande lungo le rotte militari e commerciali del Mediterraneo, arrivando a Roma e poi a Costantinopoli, in Russia e nel resto dell’Occidente.

Una sua biografia arricchita di nuovi episodi agiografici, tra cui la storia delle tre fanciulle, si diffonde tra l’XI-XII secolo. La storia è molto interessante, pare che Nicola, commosso dalla sorte di tre ragazze indigenti che il padre voleva far prostituire, getta loro, per tre notti di seguito, dei sacchi d’oro dalla finestra aperta (nell’iconografia cristiana i sacchi saranno simboleggiati con delle palle d’oro).

Il rapporto speciale con i bambini invece nasce da una truculenta leggenda medievale. Tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda, l’oste e la moglie li accolgono e poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia.

San Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste chiede di visitare la dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani miracolosamente vivi.

Il racconto animava e divertiva soprattutto gli scolari delle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti. In occasione di questa versione cristianizzata dei Saturnali, gli studenti eleggevano il cosiddetto vescovello, una figura simile al dio Saturno e che elargiva doni e manicaretti. Presto i vescovelli iniziarono ad essere giocosamente eletti il 6 dicembre, in concomitanza con san Nicola. La Chiesa vietò tale usanza, ma col passare dei secoli i vescovelli nel giorno di san Nicola erano diventati una tradizione irrinunciabile che aveva fatto breccia nei sogni e nei cuori di tutti bambini del mondo cristiano.

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