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      Un eroe italiano nella guerra d’Albania

      Il battaglione Gramsci in Albania

      Nel lontano 1940, in un’Albania segnata dalla guerra, un uomo di nome Antonio Forchione si trovava prigioniero nelle mani dei soldati albanesi. La sua determinazione e il suo spirito indomito lo resero un simbolo di resistenza in un contesto di cupa disperazione. Durante una ricognizione delle guardie a presidio del carcere albanese, riuscì a intrufolarsi nell’armeria della prigione e, con un colpo di genio, rubò una mitragliatrice. Nascosto dietro ai blocchi delle celle, Antonio si preparò a combattere come un leone, sparando contro i suoi nemici con una furia che lasciò tutti esterrefatti.

      I suoi compagni italiani, increduli e spaventati, gli intimavano di arrendersi, ma Antonio, testardo e orgoglioso, continuava a rispondere al fuoco, rifiutando di piegarsi alla sua prigionia. La sua audacia non passò inosservata, e i soldati albanesi decisero di ricorrere a qualunque metodo pur di disarmarlo. Accesero un fuoco e, avvolgendo Antonio nel fumo denso, lo privarono dei sensi. Quando si risvegliò, si ritrovò una seconda volta prigioniero, circondato da nemici che lo consideravano un trofeo di guerra.

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      Le condizioni di vita per lui e per gli altri prigionieri erano disumane. Gli albanesi legavano gli italiani gli uni agli altri, umiliandoli mentre venivano esibiti come trofei di guerra. Lanciavano bucce di patate verso di loro, e quando si piegavano per raccoglierle, venivano percossi senza pietà. In una di queste piazze, Antonio, mentre cercava di alzarsi, precipitò dalle scale e si ferì. Gli altri prigionieri, vedendolo a terra, pensarono che avesse avuto un attacco epilettico.

      Dopo un lungo periodo di sofferenza, Antonio fu finalmente rimandato in Italia, dove venne ricoverato presso l’ospedale militare di Bari. Sua moglie, Maria Pagnello, non si diede per vinta. Con mezzi di fortuna, proveniente da Orsara di Puglia, si recò a trovarlo per ben diciotto volte, portando con sé un po’ di conforto e speranza. La sua presenza rappresentava un faro di luce nella buia realtà della vita di Antonio, che, nonostante le sue condizioni fisiche e psicologiche precarie, si sentiva rinvigorito dall’amore della sua sposa.

      Tuttavia, il destino sembrava non avesse smesso di giocare con lui. Nonostante le ferite e le cicatrici dell’anima, Antonio venne rimandato sul fronte, ancora una volta in Albania. La guerra non si era ancora placata, e il richiamo del dovere lo portò a tornare in un luogo che lo aveva segnato per sempre. Ma in lui ardeva una fiamma indomita, un desiderio di libertà e giustizia che, anche di fronte all’orrore, non si sarebbe mai spento. La sua storia continua a essere un racconto di resilienza e amore, un’epopea di un uomo che, contro ogni previsione, si rifiutò di arrendersi e soggiacere al destino di vinto.

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      Oggi, in Canada e ad Orsara di Puglia, vivono gli eredi di tale storia di coraggio e resilienza. La figlia di Antonio Forchione e Maria Pagnello, la signora Rocchina porta con sé il peso e l’onore di una eredità che affonda le radici in un passato tumultuoso. Rocchina si è immersa nella storia, raccogliendo documenti, fotografie e racconti di chi ha vissuto quegli anni difficili. Ogni pezzo di quel mosaico le permette di comprendere non solo il dolore e le sofferenze del passato, ma anche l’amore che ha guidato Antonio e Maria nel costruire la propria famiglia malgrado le avversità.

      Con il passare degli anni Rocchina ha deciso di condividere la storia di suo padre. Oggi, mentre cammina per le strade di Orsara, Rocchina si sente parte di qualcosa di più grande. Sa che la determinazione di suo padre e l’amore di sua madre non sono solo un ricordo, ma una guida per affrontare le sfide della vita. E così, con il cuore colmo di gratitudine e passione, continua a portare avanti il testimone di una storia di speranza, un legame indissolubile tra passato e presente. Trasmettendo questa vicenda di amore e coraggio alle future generazioni. A partire dai figli dei suoi fratelli che vivono in Canada. Legati con forza e desiderio alla loro terra di origine. In particolare, Antonietta Forchione che torna di continuo ad Orsara di Puglia, per cercare assieme alla zia, le tracce delle proprie radici e quella speranza che ha permesso ad Antonio di tornare vivo in Patria e creare il futuro attraverso gli occhi e il sorriso dei suoi figli, dei suoi nipoti e degli altri figli e nipoti che verranno nel futuro delle prossime generazioni. 

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