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      Basilica Santuario di Monte Sant’Angelo

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      Impressionante è questo luogo.

      Qui è la casa di Dio e la porta del cielo.

      In questa grotta i peccati degli uomini

      sono perdonati.

      (Beato Bronislao Bonaventura Markiewicz)

       

      Il Santuario di San Michele Arcangelo si trova a Monte Sant’Angelo, un incantevole comune situato sul Gargano, in provincia di Foggia. Questo importante luogo di culto è dedicato a San Michele Arcangelo ed è parte dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. Conosciuto anche come “Celeste Basilica”, il santuario è un importante centro di culto, riconosciuto tra i maggiori in Occidente, insieme alla sacra di San Michele in Val di Susa e al Mont-Saint-Michel in Francia. È stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2011, come parte del sito “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”.

      La prestigiosa rivista americana National Geographic, inoltre, nel 2014 ha inserito la Grotta dell’Arcangelo Michele tra le dieci Grotte Sacre più belle al mondo, l’unica italiana presente in classifica. Il Santuario ha una struttura a due livelli. Al livello superiore, una torre di 27 metri si protende verso il cielo e con il suono delle sue campane avvolge l’intera città. È un campanile ottagonale, la “Torre Angioina”, costruito sulla pianta di Castel del Monte di Andria. Superato il portale d’ingresso, gli 86 gradini della scalinata scendono alla cosiddetta “Porta del Toro”. Lungo il percorso, le tracce e i segni dei pellegrini sono ancora visibili, incisi nella pietra. Eccoci al livello inferiore. Attraversate le Porte di Bronzo, fuse a Costantinopoli nel 1076, accediamo alla navata angioina. Al centro della Basilica si apre l’imponente e ascetica Grotta di San Michele Arcangelo, una vera e propria caverna dalla volta rocciosa, che ospita l’altare maggiore e la statua di San Michele in marmo di Carrara. Scendendo ulteriormente, possiamo ammirare il “Santuario Alto Medioevale”, le Cripte Longobarde, che conserva le iscrizioni dei duchi di Benevento. I Longobardi, infatti, ne fecero il loro Santuario nazionale. Nel Medioevo, questo luogo faceva parte dell’itinerario di redenzione spirituale noto come “Homo, Angelus, Deus”: un percorso che prevedeva la visita alle tombe dei Santi Pietro e Paolo a Roma e a San Giacomo di Compostella in Spagna (Homo), all’Angelo della sacra Spelonca di Monte Sant’Angelo (Angelus) e infine ai luoghi della Terra Santa (Deus). Nel corso dei secoli, insieme ai pellegrini giunti da ogni parte del mondo, una lunga serie di papi ha visitato il Santuario dell’Arcangelo sul Gargano. L’ultimo è stato Papa Giovanni Paolo II nel 1987. Il Santuario custodisce due musei: il Museo Devozionale e il Museo Lapidario, che, con le Cripte Longobarde, costituiscono il polo Musei TECUM (TEsori del CUlto Micaelico).

      La venerazione del luogo risale al 490 d.C., quando, secondo la tradizione, l’Arcangelo Michele apparve a San Lorenzo Maiorano. Un primo santuario fu costruito nel 493 sulla grotta dell’apparizione. Con l’arrivo dei Longobardi nel VII secolo, il santuario divenne un importante centro di culto, in particolare durante il Ducato di Benevento. I Longobardi, già avviati alla conversione, considerarono San Michele un santo affine alle loro divinità guerriere, attribuendogli virtù simili a quelle di Odino, dio germanico della guerra.

      Il santuario è noto per le sue apparizioni miracolose:

      L’Episodio del Toro e la Prima Apparizione dell’Arcangelo

      Secondo il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano, una testimonianza agiografica redatta tra il V e l’VIII secolo, la prima apparizione dell’Arcangelo Michele si verificò nel 490 d.C. La storia narra di un uomo molto ricco di nome Gargano, che diede il nome al monte stesso. Un giorno, mentre i suoi armenti pascolavano, un toro, che disprezzava la compagnia degli altri animali, non fece ritorno alla stalla. Preoccupato, Gargano riunì i suoi servi e, dopo aver cercato invano in vari luoghi, trovò il toro sulla sommità del monte, davanti a una grotta. Mosso dall’ira, cercò di colpirlo con una freccia avvelenata, ma la freccia, colpita dal vento, tornò indietro e colpì lui stesso.

      Turbato dall’incidente, Gargano si recò dal vescovo Lorenzo Maiorano, che, dopo aver ascoltato il racconto, indisse tre giorni di preghiera e digiuno. Alla fine del terzo giorno, l’Arcangelo Michele apparve al vescovo, rivelandosi come custode della grotta e promettendo perdono per i peccati di coloro che si sarebbero recati lì in preghiera. Sebbene il vescovo fosse riluttante a dedicare il luogo al culto cristiano a causa dei precedenti culti pagani, la visione dell’Arcangelo lo incoraggiò a farlo.

      La Battaglia e la Seconda Apparizione

      La seconda apparizione, conosciuta come “della Vittoria”, è tradizionalmente datata al 492 d.C. Durante un assedio della città di Siponto da parte delle forze del re barbaro Odoacre, il vescovo Maiorano ottenne una tregua e, insieme al popolo, pregò. Nella notte prima della battaglia, San Michele apparve al vescovo, promettendo la vittoria. Il giorno seguente, la battaglia si concluse con la vittoria dei difensori, accompagnata da eventi straordinari come terremoti e tempeste. L’8 maggio divenne in seguito la festa di San Michele sul Gargano.

      La Dedicazione e la Terza Apparizione

      Nel 493 d.C., dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di consacrare la grotta in segno di gratitudine, confortato anche dal parere positivo di Papa Gelasio I. Tuttavia, San Michele apparve nuovamente al vescovo, dicendogli che non era necessario consacrare la grotta, poiché era stata già consacrata dalla sua presenza. Così, il vescovo e altri vescovi pugliesi si recarono in processione verso la grotta, dove trovarono un altare eretto. Il 29 settembre, Maiorano offrì il primo Divin Sacramento nella grotta, che rimase non consacrata da mani umane e ricevette il titolo di “Celeste Basilica”.

      La Quarta Apparizione

      Nel 1656, durante un’epidemia di peste che colpiva l’Italia meridionale, l’Arcivescovo Alfonso Puccinelli si rivolse a San Michele con preghiere e digiuni. Un giorno, mentre pregava, avvertì un terremoto e vide San Michele apparire in un bagliore. L’Arcangelo gli ordinò di benedire le pietre della grotta, promettendo che chiunque le avesse tenute con sé sarebbe stato immune dalla peste. L’arcivescovo seguì il comando, e la città fu liberata dall’epidemia. Per commemorare il miracolo, Puccinelli fece erigere un monumento a San Michele nella piazza della città, con un’iscrizione di gratitudine.

       

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