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Cannole e la sua lumaca, icona della cultura salentina della lentezza

Cannole e la sua lumaca, icona della cultura salentina della lentezza

Cannole (Cànnule in dialetto salentino; Κάννουλα, Cànnula in grico) sorge nel Salento orientale, a 3 km dall’oasi protetta dei laghi Alimini e a 9 km da Otranto. Fa parte dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. All’inizio del XIX secolo, insieme a Sogliano Cavour, Cursi, Cutrofiano e agli odierni comuni della Grecìa Salentina, formava parte dei Decatría Choría cioè dei tredici paesi di Terra d’Otranto che conservavano lingua e tradizioni greche.

Abitata già nell’età del bronzo, come dimostrano i vari menhir presenti sul territorio, il centro urbano sembra essere stato fondato nel secolo XII da alcuni abitanti dei casali viciniori sfuggiti alle devastazioni operate dal normanno Guglielmo il Malo nascondendosi tra i fitti canneti della zona (dai quali deriverebbe il nome). Nel tardo Medioevo fece parte della Contea di Lecce e del Principato di Taranto. Fu feudo dei Personé e dei Granafei, marchesi di Sternatia e baroni di Cannole, che contribuirono in maniera importante alla crescita del paese. Dal Settecento e sino alla metà del XX secolo le vicende storiche di Cannole furono legate alla nobile famiglia Villani (del ramo patrizio di Sanseverino), dalla quale discende il noto medico-chirurgo Giuseppe Villani (1863-1933), autore di numerose pubblicazioni ma passato agli onori della storia soprattutto per aver salvato la vita alla Principessa Mafalda di Savoia quand’era ancora infante.

Notevoli e meritevoli di una visita l’antica Colonna votiva dell’Osanna, costruita interamente in pietra leccese e realizzata nel XVI secolo, dopo le scorrerie dei Turchi nel Salento; il Castello fatto erigere nel 1413 dagli Orsini del Balzo e successivamente trasformato in un palazzo signorile; la Chiesa matrice della Madre di Dio, edificata tra il XVI e il XVII secolo, che presenta una facciata barocca coronata da un fastigio aperto a mezzaluna nel centro e una volta interamente affrescata con dipinti del XVIII secolo.

Ogni anno, nel secondo weekend di agosto, qui si tiene la Festa della Municeddha, nata per conservare e promuovere le antiche tradizioni gastronomiche locali, in particolare la raccolta e il consumo della lumaca, e diventata negli anni uno dei più celebrati e partecipati eventi gastronomici dell’estate salentina, all’insegna dell’arte e della musica tradizionale.

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