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Salice Salentino, fra salici piangenti e vini negroamaro

Salice Salentino, fra salici piangenti e vini negroamaro

Salice è nato e si è espanso in una terra dove in passato le piante abbondavano, soprattutto le Salinacee, in dialetto salentino li salici.

Tuttavia, tali piante arrivarono in Europa sul finire del XVII secolo, e cioè quando al casale, già da tempo, gli era stato assegnato questo nome. A dare un’altra spiegazione oggi, più plausibile, è lo studioso Gilberto Spagnolo. Secondo la sua ipotesi l’origine del nome è dovuta semplicemente ad una antica famiglia leccese, dei Salice, la quale dominò la cittadina nel periodo dei Normanni.

Alle origini Salice era solo un casale, un piccolo gruppo di abitazioni di contadini, di particolare importanza solo per la posizione strategica, sul confine tra il Principato di Taranto e la Contea di Lecce.

Nel 1392 Salice diviene della famiglia degli Orsini Del Balzo. Raimondello Orsini del Balzo era un aristocratico e coraggioso cavaliere, Principe di Taranto e della Terra d’Otranto, marito di Maria d’Enghien. Raimondello fece edificare a Salice un imponente e sfarzoso castello che poi venne trasformato in abitazioni private (i resti della cosiddetta Casa del Re sono visibili all’uscita del paese in direzione per Taranto)

Circondata dai vigneti che producono ottimo vino, Salice Salentino è soprattutto un centro agricolo, incastonato nelle brulle Terre dell’Arneo.

Cuore del piccolo borgo antico è piazza Plebiscito, con l’elegante profilo barocco della Chiesa Matrice dedicata all’Assunta, dalla facciata impreziosita da pinnacoli e statue.

A pochi passi, in via Umberto I, si stagliano il Convento e la Chiesa della Visitazione, edificati per volontà del marchese Albricci nel Cinquecento.

A Salice Salentino coesistono due musei che potremmo definire opposti, il museo del negroamaro, dedicato esclusivamente al vino, e l’originale e incredibile museo dell’arte presepiale. Entrambi nascono da iniziative private, e meritano una visita per comprendere il binomio dicotomico che esprime il paese incastonato tra la valle della cupa e le terre dell’Arneo.

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