Now Reading
L’Abbazia di San Nicola di Casole, ponte tra Oriente e Occidente

L’Abbazia di San Nicola di Casole, ponte tra Oriente e Occidente

Pochi chilometri a sud di Otranto, i resti del monastero di San Nicola di Casole raccontano di uno dei luoghi più importanti del Salento, e forse del Mezzogiorno, a livello storico, artistico e culturale.

Il monastero fu costruito per volere di Boemondo I, principe di Antiochia e Taranto, figlio primogenito del normanno Roberto Il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria, sul finire dell’XI sec. d.c.

I normanni avevano conquistato da pochi decenni l’Italia meridionale, sottraendola al controllo di Bisanzio. Per un atto politico che mirava a rendere più tranquilli i rapporti tra i nuovi governanti ed il clero di culto ortodosso, donarono vasti appezzamenti di terra dove sorse un importante cenobio basiliano, cioè retto da monaci che si rifacevano alla regola di Basilio il Grande.

Sul luogo già esistevano altari, cripte e casupole dove i monaci andavano a pregare (casole, in dialetto salentino, da qui il nome S. Nicola di Casole).

Il monastero ospitò un circolo di poeti in lingua greca, guidato dall’abate Nettario, a cui appartennero anche Giorgio di Gallipoli, Giovanni Grasso e Nicola di Otranto, figure di spicco dell’Umanesimo italo-bizantino nel Salento.

Nel monastero venne creata una delle biblioteche più ricche d’Europa, con numerosissimi volumi greci e latini, quasi tutto il sapere del tempo.

Col passare degli anni il monastero accrebbe sempre più la sua importanza a livello nazionale e internazionale.

La sua fama toccò l’apice quando divenne, nel XIII secolo, la prima scuola “pubblica” di Terra d’Otranto con annessa la prima “Casa dello Studente” d’Europa.

Tale istituzione attirava giovani da ogni parte del vecchio continente, ai quali offriva lezioni su numerose discipline: astronomia, musica, retorica, grammatica, teologia, filosofia e scienze naturali.

Questo affascinante luogo di studi incrementò il suo prestigio anche grazie allo “Scriptorium” esistente, dal quale uscirono, tra il XIII e il XIV secolo, i codici degli scritti di Giovanni Damasceno, di Gregorio di Nazianzo e di Cirillo di Alessandria.

I monaci copiavano magistralmente i testi classici, e tali lavori giunsero nei maggiori istituti teologici dell’Oriente, in città come Costantinopoli, Alessandria e Atene.

I codici casolani oggi vengono custoditi nelle più note e fornite biblioteche del periodo medievale esistenti nel mondo: Vaticana (Roma), Marciana (Venezia), Medicea (Firenze), nazionale (Madrid), Sorbona (Parigi), ecc.

La storia del cenobio di San Nicola di Casole giunse al suo più triste epilogo quando, nel 1480, i Turchi sbarcarono sulle coste salentine, occupando Otranto e razziando tutto il territorio circostante. Il monastero basiliano dovette piegarsi per primo alla volontà degli ottomani e a un così ingrato destino. Di esso rimangono oggi solo rovine. Qualcosa tuttavia fu salvato, grazie all’opera di Sergio Stiso, umanista grecista, e al Cardinale Giovanni Bessarione, diplomatico e uomo di cultura, patriarca di Costantinopoli, che temendone la distruzione prelevò e portò con sé a Roma alcuni tra i migliori manoscritti greco-bizantini custoditi a Casole, che nel 1468 confluirono nella Biblioteca Marciana di Venezia.

In questo monastero si formò con ottime probabilità il mosaicista greco-idruntino Pantaleone che ci ha lasciato una delle testimonianze più importanti e teologicamente controverse del suo tempo, un tempo in cui Casole riuscì incredibilmente a farsi ponte tra Oriente e Occidente: il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto, capolavoro del XII secolo.

Oggi di Casole si possono ammirare appena pochi ruderi. Rimane leggibile la pianta rettangolare, con parti delle mura perimetrali, e dell’abside, quasi intatto. I punti di incontro tra i lati erano finemente decorati, nelle angolature, da costoloni, tipici del gotico. L’abside è semicircolare.

Rimane un piccolo affresco misterioso, raffigurante un personaggio barbuto che alza le mani, rabbioso, verso il cielo. Che a vedere cosa rimane di questa nobile storia dimenticata verrebbe proprio di imitarlo.

Scroll To Top