
Ippaso di Metaponto rappresenta una figura di notevole rilevanza nel panorama della filosofia e della matematica dell’antichità. Tuttavia, la sua vita è avvolta da un’aura di mistero, poiché le informazioni riguardanti la sua provenienza e le sue attività rimangono piuttosto scarse e incerte. Questo pensatore è riconosciuto come uno dei membri più significativi della scuola pitagorica, subito dopo il fondatore Pitagora stesso. Tra le sue scoperte più importanti si annoverano i numeri irrazionali e il concetto di incommensurabilità, che hanno avuto un impatto profondo e duraturo sia sulla disciplina matematica che sul pensiero filosofico.
La sua indagine sui numeri irrazionali ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire le proporzioni e le relazioni tra le grandezze. Ippaso, infatti, è noto per aver esplorato l’idea che esistano grandezze che non possono essere espresse come rapporto di numeri interi, un concetto che ha aperto la strada a nuove frontiere nel campo della matematica.
In aggiunta, il suo contributo alla teoria musicale è di particolare importanza, poiché ha suggerito che gli accordi musicali siano fondati su semplici rapporti numerici. Questa intuizione ha avuto un forte impatto non solo sulla matematica, ma anche sulla musica e l’estetica, e si inserisce perfettamente nell’eredità pitagorica, che ha sempre cercato di trovare un legame tra numeri e armonia.
Inoltre, la sua associazione con Eraclito e la dottrina che privilegia il fuoco come principio fondamentale della realtà suggeriscono un’interazione complessa e ricca di sfumature tra diverse scuole di pensiero dell’epoca. Alcuni autori attribuiscono addirittura a Ippaso il ruolo di insegnante di Eraclito, un legame che evidenzia l’importanza del pensiero di Ippaso nel contesto filosofico del suo tempo.
Infine, la sua morte, avvenuta in circostanze drammatiche a causa della divulgazione di conoscenze riservate, mette in luce il conflitto tra la ricerca della verità e le tradizioni rigide della sua scuola. Ippaso di Metaponto si macchiò del peccato più grave, contraddirre i precetti dimostrando che la radice di 2 non era un numero razionale. I pitagorici infatti non avevano lo stesso concetto del numero che abbiamo noi, per loro i numeri erano solo i numeri naturali (0, 1, 2, 3, 4, …) o quelli che potevano essere espressi con un quoziente di numeri naturali (3/4 o 5/8 ), le cosiddette frazioni. I numeri erano solo questi. Ma la radice di 2 non poteva essere espresso in nessuna di queste forme (come pi greco e tutti gli altri numeri irrazionali o infiniti.
La tradizione vuole che morì per questa ragione, affogato per aver rivelato al mondo l’esistenza di un numero (con la relativa dimostrazione) che i pitagorici non potevano accettare che esistesse
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