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      Girolamo Balduino, il filosofo della dialettica fra Aristotele e Averroé

      balduino

      Girolamo Balduino, é stato un significativo filosofo e logico del Rinascimento. Nato a Montesardo (Lecce) nei primi anni del XVI secolo, Balduino proveniva da una famiglia benestante, il che gli permise di ricevere un’educazione di alta qualità. Suo padre, Giovanni, appassionato di filosofia e sostenitore delle teorie aristoteliche, lo avviò verso un percorso di studi che si rivelò fondamentale per la sua formazione intellettuale. Balduino approfondì le sue conoscenze presso l’Università di Padova.

      In questo ambiente accademico, Balduino sviluppò un pensiero filosofico che si avvicinava alle posizioni di Averroè, pur mantenendo un forte spirito critico. Egli esaminò con attenzione tutti i principali testi della tradizione greca e latina sul corpus aristotelico, riconoscendo la superiorità della dottrina peripatetica e del commento averroistico, ma affermando che tali dottrine dovessero essere rifiutate se fossero risultate in conflitto con il testo originale di Aristotele.

      Balduino si distinse come professore di chiara fama nell’Università di Salerno, secondo quanto riportato da Corvaglia, ma fonti più attendibili, come quelle di Papuli, indicano che inizialmente insegnò proprio a Padova. Nel 1528, ottenne il dottorato e ricevette la cattedra di sofistica. Durante il suo soggiorno a Padova, ebbe la possibilità di influenzare anche un altro intellettuale salentino, Angelo Thio da Morciano di Leuca, il quale pubblicò alcune opere che riflettevano i contenuti dell’insegnamento di Balduino.

      Dopo la morte di Balduino, molti dei suoi scritti furono pubblicati dal convento di San Lorenzo a Napoli, e successivamente da Vincenzo del Colle, che sarebbe diventato maestro di Giordano Bruno. Gli insegnamenti di Balduino, sebbene apprezzati, furono anche oggetto di critica da parte di un altro filosofo salentino, Francesco Storella. Nonostante ciò, Balduino è considerato uno dei più straordinari logici peripatetici dell’Italia del suo tempo, e il suo pensiero venne assimilato da numerosi pensatori del tardo Rinascimento.

      Balduino sosteneva fermamente che la logica rappresentasse l’unico strumento attraverso il quale l’essere umano può acquisire nuove conoscenze. Nonostante il suo ancoraggio alla metodologia aristotelica, sia Balduino che Zimara svilupparono un pensiero che, sebbene radicato nella tradizione, consentì a Galileo di arrivare alla conclusione che la logica tradizionale fosse inadeguata e che fosse necessario adottare un metodo basato sull’osservazione e sulla verifica delle ipotesi.

      In definitiva, Girolamo Balduino si inserisce a pieno titolo nel panorama della filosofia rinascimentale ed è considerato uno degli “Homines novi” che il pensiero filosofico moderno può vantare, in particolare nel contesto del naturalismo, al pari di figure come Giordano Bruno. Le sue principali opere, che dimostrano la sua versatilità e il suo impegno intellettuale, includono titoli significativi come “Quesita tum naturalia, tum logicalia cum additionibus Gometii pagani”, pubblicato a Napoli nel 1550, e “Interpretationem in magnam commentationem Averrois”. Altre opere degne di nota sono “De propositione singulari, an ingrediatur Syllogsmum”.

       

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