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Troia, città simbolo del pellegrinaggio francigeno

Troia, città simbolo del pellegrinaggio francigeno

Nell’antico stemma di Troia era raffigurata una scrofa che allatta sette porcellini (in italiano troia ha il significato di femmina del maiale). Carlo V lo sostituì nel 1536 con un’anfora d’oro sormontata da una corona, dalla quale guizzano cinque serpenti, a perenne ricordo dell’astuzia dei suoi abitanti.

Le sue origini sono antichissime. Fondata agli albori dell’XI sec., essa inglobò tra le sue mura una preesistente città le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

La sua storia inizierebbe nel neolitico, per svilupparsi intorno all’VIII sec. in una comunità molto progredita sul piano commerciale e spirituale. A partire dal VI-V sec. a C diventa una florida e raffinata città collocabile nell’orizzonte politico e culturale della Magna Grecia.

In epoca romana infine diventa la città di Aecae. Lo attestano gli scritti di Polibio, Strabone e Livio, i quali forniscono anche le prime notizie certe sulla storia della città. Nel 217, nei pressi di Aecae, sulla collina, si accampò Quinto Fabio Massimo per controllare da vicino i movimenti di Annibale ritiratosi a Vibinum (Bovino).

Tra il III-IV sec. d.C divenne una diocesi. Fonti agiografiche e liturgiche attestano l’esistenza tra il IV-VI sec. di tre vescovi santi: Marco (patrono di Bovino), Eleuterio e Secondino (patroni di Troia).

La tradizione attribuisce alla spedizione di Costante II in Italia del 663 la distruzione di Aecae.

Tuttavia, nei successivi quattro secoli qualcosa sopravvisse, tanto che agli albori dell’XI sec. il territorio pullulava di casali, chiese e conventi orbitanti attorno a due importanti monasteri, uno basiliano, l’altro benedettino.

Accanto all’antica Aecae e come suo naturale ampliamento, nel 1019, il catapano Basilio Bojoannes ricostruì la città appellandola, per ragioni ancora oscure, con il nome di Troia

Sul finire del VI secolo la Daunia e il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo cominciarono ad essere interesse dei Longobardi. Iniziarono i grandi pellegrinaggi che attraversarono la città di Troia e la prima notazione con l’appellativo di Francigena si ritrova come epiteto di quel Gualtiero Francigena, vescovo di Troia, che nel 1083 diede l’avvio alla costruzione della Chiesa di Santa Maria diventata poi la celebre Cattedrale di Troia.

Il duomo di Troia, ufficialmente con-cattedrale della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, è un tipico esempio di romanico pugliese con influssi pisano-bizantini e musulmani.

La chiesa è un edificio a croce latina dalle importanti peculiarità e dall’indubbio interesse architettonico, costruito tra il 1093 e il 1125.

La chiesa venne costruita sulla base di un preesistente edificio bizantino e con materiali riutilizzati, ricavati dalla precedente città di Aecae.

I lavori per la costruzione della cattedrale vennero finanziati dal vescovo Guglielmo II. Nel 1119 venne posta la porta di bronzo costruita da Oderisio da Benevento la cui funzione, oltre al completamento stilistico della facciata, era quella di celebrare le glorie del vescovo e la sua abilità nel mediare i rapporti tra la Santa Sede ed i baroni normanni, è inoltre decorata di draghi e mascheroni, in un complesso di intenso classicismo.

Il rosone è appunto un esempio di tecnica di scultura eccellente: è composto da undici colonne (un numero simbolico che richiama il numero dei discepoli di Cristo meno Giuda, il traditore) che si irradiano dal centro e sono unite in un intreccio di archi. Il rosone, per la lavorazione particolarmente accurata, sembra quasi un pizzo ricamato, tale è la grazia della sua composizione. Al suo centro si trova in rilievo la scultura di un serpente che si morde la coda, simbolo dell’eternità e della resurrezione.

All’interno del territorio di Troia vi sono anche altri luoghi di culto che meritano di essere visti, tra questi la Chiesa di San Francesco, assoluto esempio di arte e architettura barocca. L’edificio della chiesa venne ampliato successivamente con l’annesso convento dai frati di Montevergine nel 1737, fino a occupare in seguito un’area importante. L’interno, abbastanza sobrio negli stucchi, è dominato da un colore bianco quasi accecante che caratterizza ancor di più l’intero ambiente, e merita di essere visto con i propri occhi.

Nel centro storico spicca la Basilica di San Basilio Magno, probabilmente di origine paleocristiana. Questa chiesa presenta un’architettura in muratura abbastanza massiccia, modificata e rimaneggiata più volte nel periodo compreso tra il Rinascimento e l’epoca barocca. La facciata è molto semplice e austera, mentre al suo interno la chiesa presenta tre navate scandite da antiche colonne con capitelli, archi e volte. Infine, al temine delle navate, l’abside in pietra viva, custodisce una fonte battesimale di epoca rinascimentale.

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